“VIAGGIO A TOKYO. YASUJIRO OZU”. DARIO TOMASI
L’EMOZIONE
ARMONICA: IMMAGINI E SUONI. IL VUOTO DEL RACCONTO, IL PIENO DELL’IMAGINE
Lindau. Torino. 2007
Il cinema de Ozu è giustosamente definito come caratterizzato da un particolare senso di economia formale, raggiunta dall’autore mediante una progressiva riduzione del lessico filmico che passa attraverso il rifiuto -con pochissime eccezione- di alcune modalità di rappresentazione fondamentali. Da un certo punto della sua carrera, infatti, il regista smette in sostanza di utilizzare i movimenti della macchina da presa, i primi e primissimi piani, le dissolvenze, privilegia figure dell’assenza come i campi vuoti, rallenta i ritmi della narrazione preferendo la stasi al movimento, l’episodico allo stutturato, utilizza una recitazione scarnificata che tende all’assenza della significazione fisionomica, al vuoto espressivo del volto del personaggio. Eppure, a fianco di tutto ciò, in Ozu, cosa che la critica non ha sottolineato a dovere, è anche presente un gusto barocco giocato, a livello di inquadratura, sulla proliferanza del segno, l’ipertrofia del significante. È sufficiente uno sguardo minimamente attento alla composizione e articolazione delle sue imagini, al lavoro di messa in scena, alla costruzione del profilmico e allo sguardo che su esso getta la macchina da presa per renderse conto.
東京物語 (1953). 小津安二郎
“Viaggio a Tokyo" (1953). Yasujiro Ozu
Quasi ogni volta in cui Ozu abbandona i suoi frequenti mezzi primi piani per aerare il campo, lo sguardo dello spettatore si trova costretto a confrontarsi con immagini che sorprendono per la quantità degli elementi che “ammobiliano” lo spazio rappresentato e per il modo in cui certe modalità di rappresentazione ne accentuano gli effetti. Che siano campi medi o figure intere, piani abitati o vuoti, le immagini di Ozu si fondano su una struttura tipo che presenta alcune caratteristiche ricorrenti che cooperano fra loro per ottenere questo effetto di sovraccaricamento dello spazio: la posizione bassa della macchina da presa, il suo collocarsi in spazi adiacenti, la costruzione di sottoinquadrature o di quadri nel quadro, l’articolazione del campo si più livelli di profondità, la presenza di oggetti in primo piano.
“VIAGGIO A TOKYO. YASUJIRO OZU” de DARIO TOMASI. L’EMOZIONE ARMONICA: IMMAGINI E SUONI. IL VUOTO DEL RACCONTO, IL PIENO DELL’IMAGINE. Lindau. Torino. 2007
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